Le vostre domande all'autrice!

Inviate le vostre domande per l'autrice sul romanzo o sul suo progetto di un sogno: riceverete sempre risposta e in più pubblicheremo in questa sezione quelle che riterremo di interesse per tutti!


13) Nell'intervista all'autrice ho letto la descrizione psicologica che lei fa di Ìsmandri e di Dàmhaso. E Sàdixiam? Chi è? Cosa rappresenta?

Questa è una domanda che comprende tutto il romanzo! Sàdixiam è la dimensione misteriosa, il confine fra realtà e magia. Rappresenta sicuramente l'anima surreale del romanzo, il tocco di spiritualità quasi cosmica che lo pervade. Ricercatore scrupoloso e appassionato, ma anche creatura sensuale e gioiosa. Le sue ferite interiori non hanno oscurato la sua vitalità, così che rappresenta la reazione creativa al dolore e alle brutture.


12) La storia del romanzo è molto ampia eppure lascia la voglia di sapere di più! L'autrice come immagina la vita dei protagonisti dopo?

(Domanda di Monica Star)

Che domanda curiosa! Possiamo provare a rispondere con una delle versioni possibili, ok? Ìsmandri e Dàmhaso, a Fassìma, vivono felici e contenti :-) Il primo, come Sovrintendente della regione di Fassìma prima e Comandante supremo di polizia civile dopo, prende nel mirino il consumo e lo spaccio di droga (su modello di quanto fatto da Màio Skèla a Dèsda) e ottiene una vittoria assoluta, eliminando anche solo la parola "droga". Come rappresentante di Dèsda a Fassìma, Dàmhaso lavora incessantemente per la ricostruzione e lo sviluppo della sua città; inoltre, su richiesta dell'illuminato rettore dell'Università di Fassìma, crea la cattedra di "Storia, lingua e cultura damasdèe", i cui corsi diventano in breve tempo i più richiesti dagli studenti rassùiani. La conoscenza approfondita degli "ex nemici" fa sì che ogni pregiudizio gradualmente scompaia. Immaginiamo anche che Sadìma e Màio abbiano un bambino", che diventerà il primo "figlio dell'Unione". Per gli altri... beh, troppo lungo, no? Ci vorrebbe un altro romanzo!


11) Il protagonista è omosessuale e nemico di odi razzisti, due tematiche che di nuovo oggi, in Italia, suscitano divisioni e discussioni. Si tratta di una presa di posizione?

(Domanda di Anna M.C.)

Per quel che riguarda l'odio razzista, sì, lo è definitivamente. Tutto il romanzo è un manifesto di protesta contro ogni tipo di discriminazione razziale, come di ogni lotta civile o conflitto fra popoli. Posso dire in piena coscienza che Ìsmandri è un romanzo pacifista, che avversa ogni forma di avversione verso l'altro - qualunque forma questa alterità prenda. Posso immaginare che questa prospettiva renderà la storia invisa, se non addirittura sgradevole, alle persone che, invece, si nutrono di disprezzo e divisione. Già mentre lo scrivevo, ma maggiormente adesso che il romanzo è in vendita, nutro la speranza - che è un desiderio di cuore - che la lettura di Ìsmandri possa essere uno spunto di riflessione, di evoluzione di pensiero verso posizioni di comprensione, accoglienza, pacificazione, accettazione. Come dice il nostro Sovrintendente, ogni lotta fra fratelli è nient'altro che una criminale guerra cieca. E su questo Pianeta siamo tutti fratelli, figli di quella che non a caso chiamiamo Madre Terra.


10) Lagusdèi - Damasdèi/Legusìdia-Damhàsia: un conflitto linguistico, specchio della guerra in Val Pòria. La voce narrante usa la versione legusdèi e non damasdèi, su cosa si basa questa scelta?

(Domanda di Giorgio M)

È vero: nella narrazione fuori dialogo il riferimento è sempre legusdèo, legusdèi, Legusìdia e correlati. La scelta segue la linea ufficiale dello status quo dei fatti narrati: la Legusìdia è una regione della Rassùia che non ha ancora ricevuto riconoscimento di indipendenza in un regno a se stante. Se mai io dovessi scrivere una continuazione del romanzo, con il regno di Damhàsia riconosciuto, allora sicuramente adotterei le nuove forme ufficiali.



9) Da dove hai tratto ispirazione per la lingua zarmìta?

(domanda di Cristina Maria S.)

In generale, sicuramente dall'incrocio fra la mia passione per le lingue e la mia formazione classica! Nello specifico, a suggerirmi i caratteri grafici della lingua è stata una visita al Museo archeologico regionale Salinas di Palermo - luogo in cui trasferirei volentieri la mia residenza! - dove, fra gli altri tesori, sono custodite incisioni in caratteri fenici. Questo incontro, risalente a molto tempo fa, mi ha folgorato e ho saputo da subito che prima o poi gli avrei reso omaggio in un mio romanzo!

Rìs à àndes ismèal: uomo di grande gloria
Rìs à àndes ismèal: uomo di grande gloria

8) Non mi rassegno all'idea di aver finito di leggere il romanzo! Non ci sarà modo di ritrovare Ìsmandri in un'altra storia?

(Domanda di Gloria)

Mi lusinga che, dopo centinaia e centinaia di pagine, si possa ancora non essere stufi di Ìsmandri! Questo può voler dire che sono riuscita nell'intento di renderlo un personaggio che sa entrare nel cuore. Al momento, le idee su un'altra narrazione che coinvolga il nostro Sovrintendente rassuiàno sono solo bozze di riflessione, ma sono dell'idea che non occorra mai dire mai!


7) Ho letto che definisci Ìsmandri un romanzo di moderna epica, ma non c'è anche della magia?

(Domanda di Laura S.C.)

Che domanda intrigante! La magia c'è e non c'è, dipende dall'occhio che osserva. Che definizione dare in questo romanzo alla magia? Se parliamo di qualcosa che si eleva dall'umano per diventare spirituale, allora senza dubbio la magia impregna il rapporto dei Rassuiàni con il fuoco. Se per magia, invece, intendiamo qualcosa come incantesimo... beh... è possibile: dipende dalla lettura che il lettore darà ad alcuni fatti... L'appendice "Il segreto di Sàdixiam"risponde in un modo a questa domanda, ma non svelerò nulla!

 

L'appendice è il regalo che l'autrice fa a chi acquista il romanzo; scopri come!


6) Io ho letto anche altri tuoi romanzi, ambientati a Palermo. Questo ha un'ambientazione diversa. Dipende dal contenuto della storia?

(Domanda di Pietro L.R.D.) 

È proprio così! Palermo è la protagonista per eccellenza, la guest star, dei miei romanzi, colei che aggiunge colore e atmosfera irripetibili. Nel caso di Ìsmandri, la storia che volevo raccontare possedeva dei connotati talmente universali da dover essere inseriti in un contesto geografico metaforico - come appunto è la penisola di Biòthes. Metaforico perché l'ho costruita secondo degli archetipi umani e culturali (vedi intervista all'autrice) che le tolgono specificità locali. Sicuramente, però, il concetto del romanzo - l'opposizione cieca e stereotipata fra diversi - può trovare ambientazione descrittiva in qualsiasi realtà umana, che sia Palermo, che sia l'Europa o il mondo intero. La penisola di Biòthes è qualunque Stato, qualunque città, qualunque quartiere, qualunque continente in cui ci sia un conflitto o un atteggiamento razzista e/o xenofobo.

In buona sostanza, comunque, come puoi vedere non ho tradito la nostra magnifica Palermo: se non parlo di lei, devo inventarmi un luogo immaginario, poiché nella realtà nulla regge il confronto con la Perla del Mediterraneo ;-)


5) Come hai scelto il titolo? Usare il nome del protagonista non era una scelta scontata!

(Domanda di Maxi Davez)

E infatti non lo era! Il titolo iniziale del romanzo era "Ìsmandri. L'uomo di grande gloria", che però ad un tratto ci è sembrato pretenzioso. Poi, individuando un tema portante della storia - che è anche una frase presente in diversi punti del romanzo - avevo scelto "Ìsmandri. La giusta via". Alla fine, dopo un confronto ispirante con la mia migliore amica ed uno dei miei migliori amici, è emerso ciò che forse era ineluttabile - sebbene non scontato - ovvero che il titolo dovesse essere semplicemente: Ìsmandri!


4) Ìsmandri è il protagonista assoluto, ma attorno a lui si muovono tanti personaggi che non si possono affatto chiamare minori. Come si riesce a creare una rete così ampia di protagonisti, dando spessore ad ognuno?

(Domanda di Daniele M.C.)

Credo che definire Ìsmandri come "romanzo corale" sia rendergli pienamente giustizia. Tutti i personaggi che accompagnano il protagonista principale nel suo progetto di pace - come anche quelli che lo ostacolano - hanno un ruolo fondamentale, senza il quale la storia sarebbe monca. Non mi riferisco, naturalmente, solo a Dàmhaso o, ad esempio, a Màio Skèla, ma proprio a tutti. Poiché il romanzo si estende per una consistente lunghezza, ognuno riesce a ritagliarsi spazio per emergere con le caratteristiche di personalità. Questo "spessore" è possibile tramite le interazioni reciproche, tramite i dialoghi, ma anche tramite almeno due o tre "pennellate" di caratteristiche con cui ho voluto disegnare anche il personaggio minore. La rete si costruisce mettendo in relazione proprio queste peculiarità, sia in opposizione sia in simmetria. Il resto, poi, viene da solo, nel fluire della narrazione, dove ogni tassello sembra potersi sistemare da solo man mano che la storia prende corpo e - in essa - i personaggi.


3) Che significato e che valore ha per Ìsmandri l'amicizia?

(Domanda di Samuele C.)

Un valore altissimo! Il significato di "compagno d'anima" è quello più appropriato. Passionale e intenso com'è, Ìsmandri investe fortemente nel rapporto di amicizia, legandosi sinceramente, lealmente e incondizionatamente al "migliore amico". Anzi, come da tradizione rassuiàna, al "compagno di fiamma". Non volendo svelare troppo a chi non ha ancora letto il romanzo, basterà ricordare fino a che grado egli sa perdonare e comprendere. Di contro, egli pretende da chi gli è amico uguale presenza ed empatia. Forse uno dei difetti del nostro Ìsmandri è proprio questo: volere dagli altri ciò che egli dà.


2) Nell'intervista all'autrice qui sul sito, definisci Ìsmandri ingenuo e questa cosa mi stupisce! In che modo lo è?

(Domanda di Eleonora S.D.V.)

Sì, l'ho definito così! Sembra forse un assurdo, considerate le altre qualità del nostro eroe, ma è invece molto coerente con l'insieme. L'ingenuità di Ìsmandri viene fuori nel suo dare fiducia a tutti, anche al proprio nemico; nel credere che in ogni essere umano possa esserci un seme del bene; nel non prevedere immediatamente che "non è che alla pace non ci si è mai pensato, ma che qualcuno non l'ha mai voluta". Da questa ingenuità deriva poi la parte più dura di Ìsmandri, che si abbatte su coloro che disattendono questo suo carico di "ottimismo".


1) Parlando di Ìsmandri e Dàmhaso, in che modo ciascuno di loro rappresenta l’universo da cui proviene? Quali sono le differenze fra di loro e quali, se ce ne sono, le similitudini?

(Domanda di Silvia G.)

Partiamo da Ìsmandri: lui sicuramente incarna l’antico spirito rassuiàno fatto di ecologia, passionalità, generosità, devozione per il fuoco e per il rispetto reciproco. Ìsmandri è rassuiàno anche nelle caratteristiche più sanguigne, come la gelosia, la possessività, l’impeto. Della Rassùia, rappresenta la parte più genuina, quella che si è fortificata lontana dalla guerra sul confine: è un perfetto figlio di Fassìma, la capitale dei sensi, dell’arte, della sensualità e della pigrizia.

Veniamo a Dàmhaso: rispetto al suo popolo, in qualche modo rappresenta un outsider, cresciuto com’è nella dedizione alla causa “attivista” contro la tirannia rassuiàna. Possiamo percepire in lui la parte damàsica della rigidità religiosa che divide in modo manicheo il bene dal male, o quella del profondo pudore sessuale, ma è difficile comprendere se queste due caratteristiche parlino più della sua appartenenza culturale o più della sua storia personale.

Le differenze, ora: sono tante e macroscopiche, direi, emergono in varie parti del romanzo in modo anche esplicito. Tanto Ìsmandri è aperto, fiducioso, ottimista, curioso, così Dàmhaso è chiuso, diffidente, cupo e intransigente. Ìsmandri conosce il perdono; Dàmhaso deve scoprirlo. Ìsmandri pratica il dialogo; Dàmhaso deve impararlo. Entrambi, però, celano caratteristiche opposte dietro queste: Ìsmandri è anche impetuoso e – a suo modo – severo; Dàmhaso è – nel nucleo nascosto – fragile e, inaspettatamente, dolce. 

Le somiglianze? Entrambi sono tenaci, testardi, estremamente intelligenti e coraggiosi. Entrambi si portano dentro delle perdite, cui ciascuno ha reagito a modo proprio, ma che sicuramente ancora segnano il loro spirito. 

Ed è questo mix di differenze e somiglianze che, infine, li rende reciprocamente e massimamente complementari, poiché l’uno elicita nell’altro l’emergere delle caratteristiche di personalità più nascoste.